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Nell’Orcia Doc torna a correre la “Mille Miglia”

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Auto d’epoca, ottimo vino, natura: la ricetta perfetta per un’edizione tra distanziamento e riscoperta.

Così come tanti, tantissimi, altri appuntamenti tradizionali simbolo dell’italianità nel mondo, anche la “Mille Miglia”, la più famosa e prestigiosa gara di auto d’epoca d’Italia, corsa dal 1927 al 1957, e diventata oggi di fatto una rievocazione, ha visto il suo appuntamento 2020, tradizionalmente a Maggio, rimandato causa Covid-19. Ma è pronta adesso a ripartire. Si scaldano (gli antichi) motori, con la partenza, il 22 Ottobre, da Brescia, facendo tappa in tantissime località italiane. Tra cui, come sempre, c’è la Val d’Orcia: le piccole colline vitate e gli antichi casolari trasformati oggi in preziose cantine vitivinicole, che insieme rendono quello dell’Orcia Doc uno dei paesaggi più famosi e fotografati del mondo, tornano ad accogliere, il 24 Ottobre, le auto in gara, che da Radicofani faranno tappa a Castiglione d’Orcia, per poi attraversare la valle, passando da San Quirico d’Orcia, fino a Siena.

Il legame che lega queste terre alla più antica delle corse automobilistiche
è da sempre ben saldo, e fondato sulla tradizionalità e sull’eccellenza.

Storicamente, infatti, la Mille Miglia attraversa i centri storici e culturali che si trovano sulla strada per Roma, seguendo di fatto l’antico tracciato della Via Francigena. E, inevitabilmente, oltre ai paesaggi spettacolari, e le folle di appassionati, gli equipaggi incontrano anche punti di ristoro, in cui godersi un buon calice di Orcia Doc, insieme a specialità gastronomiche tipiche del territorio.

 Il passaggio di spettacolari auto d’epoca tra i paesaggi vitati della Val d’Orcia
ha da sempre dato vita a scatti incredibili, donando allo spettatore attimi in cui
il tempo sembra essersi fermato.

E se, tradizionalmente, il passaggio delle Mille Miglia è sinonimo di aggregazione, quest’anno sarà di “riscoperta”: della tradizione, della natura, del paesaggio, del bello e buono che il territorio offre. E nell’Orcia Doc non manca niente di tutto questo. Non c’è modo migliore di godersi una sfilata di spettacolari auto d’epoca, che farlo accompagnati da un buon calice di Orcia Rosso, Bianco o Rosato, magari con i prodotti tipici della gastronomia valdorciana, che sia seduti al tavolino di uno dei tanti ristoranti tradizionali del posto, ma anche, per i più avventurieri, scovando i più bei punti panoramici, immersi nella natura.

ORCIA DOC: IL VINO CHE FA IL GIRO DEL MONDO CONSERVANDO IL “KM 0”

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Il racconto delle famiglie che stanno dietro le bottiglie e la creatività dei produttori sono il valore aggiunto di questa denominazione che sorge in parte nel territorio patrimonio dell’umanità Unesco. Produzione in crescita mentre giovani e quote rosa spiccano nel futuro della Doc.

E’ il vino più bello del mondo per antonomasia. L’Orcia Doc, la denominazione di origine controllata che rappresenta i produttori di vino del territorio della Val d’Orcia (con vigneti dislocati in dodici comuni della provincia di Siena), in larga parte in quello spazio che dal 2004 è patrimonio dell’Umanità secondo l’Unesco proprio per la sua bellezza unica. In queste terre caratterizzate da colline, cipressi, borghi meravigliosi, si trovano i vigneti che danno vita ai vini Orcia Doc, la denominazione che dal 2000, anno di nascita, promuove il territorio con la caratteristica di finire in mano di consumatori esteri, ma non attraverso l’export del prodotto, bensì nel consumo diretto in cantina grazie a una ospitalità all’avanguardia o nelle enoteche e nei ristoranti che ogni anno ospitano oltre il milione di presenze turistiche. «L’Orcia ha un “export sotto casa”, un caso unico in Italia nel settore e anche per questo vogliamo confrontarci con i grandi esperti italiani, ma anche con chi offre un punto di vista più internazionale – spiega il presidente del Consorzio, Donatella Cinelli Colombini – anche perché il mercato della Doc Orcia, circa 300 mila bottiglie prodotte da una sessantina di piccole e piccolissime cantine con cura artigianale, si rivolge a chi il territorio lo visita direttamente da tutto il mondo». Per questo lo stile e la qualità dell’Orcia Doc sono stati al centro di una degustazione per la stampa di settore andata in scena martedì 19 novembre nel simbolico Castello di San Giovanni d’Asso e condotta dall’esperto del settore Gabriele Gorelli, tra i pochissimi italiani a oggi ad essere avanzato alle fasi finali del Master of Wine di Londra.

Orcia Doc: storia di vini e di famiglie. Il racconto di Gabriele Gorelli è partito da questo elemento che accomuna, a suo dire, lo stile e le varie etichette che sono state passate in rassegna alla stampa di settore. «Tutte le realtà che insistono in una area vasta come quella dell’Orcia DOC sono piccole e a conduzione familiare – ha detto Gorelli – e l’unicità, in questo caso, è rappresentata dall’alta percentuale di consumo sul territorio, piuttosto che dalla limitata quota export». Alla fine sono stati i produttori a raccontare lo stile di un vino che li rappresenta e che è il cuore della propria storia di vita che si intreccia alle bottiglie. «La creatività e l’alta latitudine stilistica dei produttori, è questo il valore che i tanti consumatori riscontrano nelle etichette della denominazione – ha concluso Gabriele Gorelli – ed è proprio grazie a questo e al lavoro del Consorzio che in Italia rappresenta un caso unico per una denominazione relativamente giovane che con i suoi prodotti sta sperimentando puntando a un’ottima maturità stilistica». Gabriele Gorelli nasce a Montalcino dove sviluppa una grande passione per il vino insieme al nonno Giancarlo, il più piccolo produttore di Brunello. Dopo avere studiato lingue, nel 2004 fonda Brookshaw&Gorelli, agenzia pubblicitaria specializzata nel vino di qualità. Nel corso degli anni, numerose sono le collaborazioni con cantine e consorzi italiani. Nel 2015 Gabriele inizia la sua avventura all’interno dell’Institute of Masters of Wine. Nello stesso anno partecipa alla fondazione di KH Wines S.r.l., struttura che offre consulenza alle cantine europee sui mercati internazionali. Dal 2019, è ambasciatore per l’Italia per l’International Wine Challenge di Londra.

 Il territorio (Unesco) dell’Orcia Doc. Le uve che danno i vini della denominazione sono in gran parte coltivate in un territorio, la Val d’Orcia, che da qualche anno è stato riconosciuto nel 2004 come patrimonio Unesco. Non è un caso che tra i principali temi portati avanti dai produttori e dal Consorzio vi sia proprio quello della salvaguardia del paesaggio agricolo, uno tra i più belli del mondo. Un paesaggio dove ogni anno in media si registrano circa 1,4 milioni di presenze turistiche, con un milione di escursionisti. Molti sono anche gli stranieri che hanno case di proprietà nella zona e non a caso il 65% delle aziende vitivinicole dell’Orcia Doc è impegnata anche nell’ospitalità con un agriturismo o un servizio di ristorazione. Senza contare che la maggior parte di queste strutture è come un museo all’aria aperta, un “museo del paesaggio” con punti panoramici unici al mondo.

I numeri della Doc. Nata nel febbraio del 2000, l’Orcia Doc raccoglie nella sua area di produzione dodici comuni a sud di Siena (Buonconvento, Castiglione d’Orcia, Pienza, Radicofani, San Quirico d’Orcia, Trequanda, parte dei territori di Abbadia San Salvatore, Chianciano Terme, Montalcino, San Casciano dei Bagni, Sarteano e Torrita di Siena). Il disciplinare di produzione prevede la tipologia “Orcia” (uve rosse con almeno il 60% di Sangiovese), l’”Orcia Sangiovese” (con almeno il 90% di Sangiovese) entrambe anche con la menzione Riserva in base a un prolungato invecchiamento (rispettivamente 24 e 30 mesi tra botte di legno e bottiglia). Fanno inoltre parte della Doc il bianco, il rosato e il Vin Santo. A oggi sono 153 gli ettari di vigneti dichiarati su un totale potenziale di 400 ettari. La produzione media annua si attesta intorno alle circa 300 mila bottiglie realizzate dalle circa 60 cantine nel territorio di cui oltre 40 socie del Consorzio di tutela che dal 2014 ha l’incarico di vigilanza e promozione Erga Omnes nei confronti di tutti i produttori della denominazione. Il Consorzio di tutela si occupa di promuovere la denominazione attraverso azioni varie, dal web alla segnaletica sul territorio, passando per incoming di giornalisti e buyers da tutto il mondo.

 

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